Storia

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Storia

La storia di Gradara è legata alla Roccaforte, che svetta su un colle (142 m slm) al confine tra Marche ed Emilia-Romagna, offrendo una posizione strategica e panorami mozzafiato.
È un luogo ricco di storia e ricordi, e ad ogni visita puoi vivere un’atmosfera unica e non ripetibile. Si può infatti passeggiare all’interno del castello e lungo le sue mura, lungo ponti levatoi ed eleganti cortili. Lo spazio interno ricorda lo splendore delle potenti famiglie che qui regnarono: i Malatesta, gli Sforza ei Della Rovere.

La costruzione iniziò intorno al XII secolo per ordine di Pietro e Ridolfo de Grifo, che usurparono il territorio del comune di Pesaro. Nella prima metà del XIII secolo Malatesta da Verucchio, detto centurione, occupò con l’aiuto del Papa la Torre dei De Grifo e la trasformò nell’attuale Rocca della Rocca. Non si conosce il nome dell’eminente architetto che ha curato questi lavori, ma sono stati documentati dettagli interessanti (tre torri poligonali, coperte e abbassate al livello di una pista di guardia) che prevalevano solo nella seconda metà del XV secolo. Ricordiamo anche le doppie mura e i tre ponti levatoi che rendevano quasi inespugnabile la potente fortezza dei Malatesta.

Borgo di Gradara.
Il borgo di Gradara è racchiuso tra la prima e la seconda cinta muraria. Dopo il potere dei Malatesta e la tragedia di Paolo e Francesca qui nel settembre del 1289, qui giunsero gli Sforza. Nel 1494 arriva Lucrezia Borgia, 14 anni, seconda moglie di Giovanni Sforza. La bambina che rappresentiamo sempre come malvagia e depravata era in realtà una ragazza allegra con i capelli dorati e gli occhi azzurri influenzata dal padre, il terribile papa Alessandro VI Borgia. I genitori hanno costretto la loro giovane figlia a lasciare il suo ex marito e a sposarne uno nuovo a causa dei suoi piani insidiosi.

Il coniuge che non voleva separarsi da Lucrezia, come sapete, è finito in dipendenza. Infatti, nel 1497, per ordine del Papa, il suo matrimonio con Giovanni Sforza fu annullato e quest’ultimo gli salvò la vita. Perché ha accettato di firmare un documento in cui riconosceva (falso) la sua disfunzione erettile. Dopo il breve regno di Cesare Borgia, fratello di Lucrezia, detto il Valentino, giunse la famiglia della Rovere.
Giulio II salì al pontificato e nominò suo nipote, Francesco Maria II, sovrano di Gradara.

Dopo la morte della vedova della Rovere, Livia Farnese, La Rocca fu amministrata dal papato, che la diede al conte Santinelli, poi a Omodai di Pesaro, infine ad Albani, ed infine a lei nella seconda metà del 1700. , al Marchese. Mosca Pesarò. Ne curò amorevolmente la costruzione e volle essere sepolto postumo nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, situata all’interno delle mura della seconda città. La rocca divenne proprietà del Comune che nel 1877 la cedette al Conte Morandi Bonacos di Lugo. 1920, ingegnere. Umberto Zanvettore di Belluno, ma residente a Roma, comprato per 3 milioni di lire, e rinato nelle sue abili mani! Chiamò noti collaboratori come gli architetti Ferrari e Giovannoni. Si tratta quindi dell’opera di restauro effettuata da Giovanni Sforza 4 secoli fa con precisi e delicati restauri.

 

Simboli

«Di rosso alle tre fasce diminuite, scorciate, unite, a guisa di tre gradini, poste in ombelico, la fascia superiore con lunghezza dimezzata rispetto a quella inferiore, la fascia intermedia di lunghezza mediana, il tutto di oro con tre spighe di grano dello stesso, poste a ventaglio, nodrite nella fascia superiore»

«Drappo di giallo con la bordatura di rosso, riccamente ornato di ricami di argento e caricato dallo stemma comunale con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento»

«Drappo di giallo alla bordura di rosso, caricato in centro dello stemma comunale…»

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con l’apposito Decreto del Presidente della Repubblica datato al 19 giugno 1998.

 

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